sanità L’organismo preposto a tutelare lo stato di salute di una collettività o di una particolare categoria di persone, l’insieme delle persone e degli uffici mediante i quali questo organismo esplica la sua funzione e il complesso dei mezzi e degli impianti di cui dispone.
diritto Complesso di funzioni, servizi e attività volte alla attuazione del diritto costituzionale alla salute la cui tutela è compito dei pubblici poteri: l’art. 32 Cost. parla al riguardo, della salute come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
Nella disciplina costituzionale sono garantite cure gratuite agli indigenti ed è posto il principio secondo cui “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.
La s. è stata regolata con la legge 23 dicembre 1978, n. 833 (in seguito oggetto di alcune modifiche) la quale ha istituito il Servizio sanitario nazionale proprio per l’attuazione del diritto alla salute, conformemente ai principi costituzionali.
Il SSN individua una estesa tipologia di compiti, volti a perseguire eterogenei obiettivi, tra cui quelli di: educazione sanitaria, prevenzione delle malattie e degli infortuni, diagnosi e cura, riabilitazione, promozione e salvaguardia della salubrità e dell'igiene dell'ambiente e del lavoro, igiene degli alimenti nonché di prevenzione e difesa sanitaria degli allevamenti animali, disciplina dei farmaci, formazione professionale del personale del servizio sanitario nazionale.
Nel SSN intervengono, con diversi ruoli, una pluralità di livelli di governo.
Lo Stato, attraverso l’organizzazione ministeriale (v. Ministro e ministero. Diritto amministrativo), mantiene una funzione di indirizzo e controllo sulle materie delegate alle regioni e di coordinamento per l’attuazione del SSN. Inoltre, determina i livelli essenziali delle prestazioni in materia sanitaria, i quali devono essere garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Dalla struttura ministeriale dipendono, tra l’altro, l’Istituto superiore di sanità, il Consiglio sanitario nazionale (organo consultivo in materia di politica sanitaria) e il Consiglio superiore di sanità (organo consultivo tecnico).
Per realizzare l’obiettivo della tutela della salute lo Stato adotta, inoltre, una programmazione sanitaria, con scadenza triennale: il Piano sanitario nazionale, strumento di programmazione economica generale, individua attività, strategie, strumenti e relativi tempi di realizzazione.
La “tutela della salute” è, ancora, materia della legislazione concorrente di Stato e Regioni. L’attuazione del PSN spetta alle Regioni e agli enti locali che hanno progressivamente acquisito compiti propri in materia di programmazione e attuazione dell’assistenza sanitaria.
Le Regioni rivestono un ruolo centrale anche nelle procedure di convenzionamento: la fornitura dell’assistenza sanitaria può, infatti, essere erogata direttamente da personale e strutture pubbliche o, indirettamente, da personale e strutture private convenzionate che rispettino i requisiti previsti dalla legge.
L’articolazione organizzativa che a livello territoriale è incaricata di gestire la tutela sanitaria è la Azienda sanitaria locale (ASL), già Unità sanitaria locale (USL). Questa ha personalità giuridica e autonomia imprenditoriale, gestisce presidi e servizi sanitari, ospedalieri ed extraospedalieri, ed è affidata alla gestione di un direttore generale, assunto con contratto di diritto privato.
Si fa risalire a un articolo di K.J. Arrow del 1963 la nascita dell’economia della s. come disciplina autonoma nel campo delle scienze economiche. L’interesse per questo settore è da attribuirsi in tutti i paesi a economia avanzata alla crescita della spesa del settore sanitario verificatasi negli anni 1960. In tale periodo la salute comincia a essere intesa come un nuovo bisogno, collegato allo sviluppo dei modelli di consumo, al quale deve corrispondere un aumento dei beni destinato a soddisfarlo. La salute viene dunque vista come un bene economico collettivo. Tuttavia, tra gli anni 1960 e i primi anni 1990 il divario tra le risorse disponibili e quelle necessarie per assicurare a tutti un uguale accesso all’assistenza sanitaria, in termini sia qualitativi sia quantitativi, si è allargato in misura crescente. Ciò è dovuto a vari fattori, quali l’allungamento della vita e, dunque, l’accrescimento della popolazione in età anziana che necessita di maggiore assistenza sanitaria, l’aumento delle malattie croniche, l’aumento del livello generale dei prezzi, l’ampliamento dei programmi pubblici di carattere sanitario. Queste voci hanno contribuito, in misura diversa, ad aumentare la spesa sanitaria totale e quella pubblica rispetto al prodotto interno lordo (PIL) in tutti i paesi OCSE.
In relazione alla tipologia del sistema sanitario in vigore si possono distinguere tre modelli: il modello del Servizio sanitario nazionale, quello delle assicurazioni sociali e quello delle assicurazioni private. Il primo, che rappresenta il principale esempio di servizio sanitario pubblico, trova origine in Gran Bretagna nel 1948 e su di esso si è conformato anche il sistema sanitario italiano. Si basa sui seguenti principi: copertura sanitaria di tutta la popolazione, erogazione diretta dell’assistenza da parte di strutture prevalentemente pubbliche, finanziamento attraverso il gettito fiscale. Il secondo sistema è detto bismarckiano perché ha origine nella Germania di Bismarck con la legge nazionale di assicurazione contro le malattie (1883). È un sistema misto, o delle assicurazioni obbligatorie: l’assistenza sanitaria è gestita da diverse casse malattie con un legame diretto tra contributi e prestazioni, corretto da schemi assicurativi speciali per particolari categorie; i contributi sono ripartiti tra lavoratori e datori di lavoro; l’assistenza è erogata direttamente oppure vige il sistema di rimborso delle spese effettuate. Il terzo sistema è fondato sulla correlazione, di tipo liberista, fra disponibilità a pagare e accesso all’assistenza e pone il mercato come il migliore meccanismo di allocazione delle risorse con correttivi per le categorie più deboli. Nessuno dei tre sistemi suddetti ha risolto il problema del contenimento della spesa sanitaria e la controversia tra i sostenitori del mercato e quelli dell’intervento pubblico si è ulteriormente aggravata per la crisi fiscale dei maggiori paesi sviluppati, causa della crisi più generale del welfare state.
Quanto all’alternanza tra pubblico e privato nel settore della s., essa deriva anche dalla difficoltà di definire il ‘bene salute’ e di misurarlo a fini economici individuando indicatori, peraltro indispensabili, che misurino il grado di salute di un individuo o di una collettività. In questo settore l’intervento pubblico è giustificato da fattori quali il sorgere di esternalità sia positive (una campagna di vaccinazione contro una malattia infettiva), sia negative (il costo dell’inquinamento ambientale); la non perfetta conoscenza da parte del consumatore delle caratteristiche di un prodotto sanitario (per es., un particolare tipo di cura) dipende dalle decisioni del medico (il quale può avere interesse ad aumentare la domanda di servizi sanitari in relazione alle modalità di retribuzione). L’assenza di perfetta informazione da parte del consumatore provoca una diminuzione dell’effettivo grado di concorrenza del mercato e favorisce il sorgere di situazioni di monopolio o di barriere all’entrata, come gli ingenti capitali fissi richiesti per l’attività ospedaliera o le spese necessarie alla ricerca in campo farmaceutico.
Obiettivi principali della politica sanitaria dei maggiori paesi industrializzati sono divenuti l’efficienza macroeconomica (la spesa sanitaria deve consumare una frazione del PIL compatibile con gli altri obiettivi di politica economica) e l’efficienza microeconomica (occorre scegliere un insieme di servizi che massimizzi sia il prodotto sanitario, sia i benefici dei consumatori, data la quota di PIL spesa in assistenza sanitaria, e minimizzi i costi di produzione). L’efficienza è inoltre intesa in senso dinamico, poiché la ricerca deve essere volta a promuovere progressi tecnologici e organizzativi che aumentino la produttività di risorse date. Si sta inoltre sviluppando la ricerca rivolta a individuare un sistema di incentivi che spinga l’operatore sanitario dotato di maggiori informazioni (per es., sui costi di produzione) a renderle pubbliche. Nonostante le difficoltà esistenti nel privilegiare il sistema pubblico rispetto al privato e viceversa, in generale è in corso un processo di riorganizzazione dei sistemi sanitari che mira alla convergenza dei criteri di efficienza della gestione privata e di equità della gestione pubblica.