carico
C. litostatico (o pressione di carico) La componente verticale della gravità che viene esercitata su una formazione rocciosa da parte del peso delle formazioni sovrastanti. In sedimenti incoerenti il c. litostatico porta al costipamento, attraverso una riduzione di volume, che avviene mediante l’espulsione dei fluidi presenti. C. di fondo L’insieme dei sedimenti che vengono trascinati sul fondo a opera delle correnti fluviali o marine.
Si intende per c. sia il complesso dei pesi o anche di altre forze che una costruzione o una sua parte deve sopportare, sia la sollecitazione unitaria di un materiale, cioè lo sforzo interno riferito all’unità di sezione.
Nel primo significato si distinguono: il c. fisso o permanente, che grava permanentemente sulla struttura, e il c. accidentale, che può essere presente o meno, secondo le circostanze (per es., le persone sul solaio di una stanza). Il c. accidentale si chiama in particolare mobile quando si sposta da un punto all’altro della struttura; ha speciale importanza nei ponti stradali e ferroviari per i quali l’entità e disposizione del c. mobile da considerare nei progetti sono fissate da regolamenti. Rispetto al modo di applicazione, il c. si dice: concentrato, se agisce su una piccolissima parte della struttura (al limite, su un solo punto); ripartito, se agisce su una certa zona; uniformemente ripartito, se la ripartizione è uniforme; statico, se è applicato con intensità gradualmente crescente dal valore zero al valore finale, sì che siano inapprezzabili le accelerazioni impresse alle parti della struttura caricata; dinamico, se è applicato bruscamente; pulsante, se varia periodicamente tra un minimo e un massimo senza cambiare di verso; alternativo, se varia periodicamente di verso. C. critico È quello per cui la struttura entra in stato d’instabilità elastica: esempio tipico il c. di punta che cimenta una struttura prismatica snella (cioè sottile rispetto alla sua lunghezza) nel senso dell’asse e che, raggiunto il valore critico, può provocarne bruscamente l’inflessione laterale (➔ pressoflessione, stabilità). Il complesso dei c. accidentali mobili gravanti su una struttura ha, poi, convenzionalmente la qualifica di c. tagliante o di c. flettente quando è disposto in posizione tale da indurre rispettivamente i massimi sforzi taglianti o i massimi momenti flettenti nella struttura medesima.
Nell’accezione di c. unitario, cioè di sforzo interno riferito all’unità di sezione, si hanno: c. al limite di proporzionalità, al di sopra del quale cessa la proporzionalità diretta fra sollecitazione e deformazione; c. al limite di elasticità, al di sopra del quale incominciano a manifestarsi nel materiale deformazioni permanenti dovute allo snervamento; c. di rottura, per il quale si ha la rottura del materiale; c. di sicurezza (o c. ammissibile) è poi la frazione, assunta in sede di progetto, del c. di rottura (per materiali fragili), o del c. di snervamento (per materiali duttili), ottenuta dividendo tali c. per un opportuno coefficiente di sicurezza, così da garantire il comportamento elastico del materiale; c. al limite di fatica è il valore massimo a cui un materiale, che viene sottoposto a sollecitazioni dinamiche periodicamente variabili, può resistere indefinitamente; c. al limite di scorrimento viscoso è il valore massimo a cui un materiale, a una data temperatura, può resistere indefinitamente sotto sollecitazioni permanenti.
In idraulica, il c. piezometrico (o altezza piezometrica) è, per il generico punto B di una corrente liquida, la somma dell’altezza geometrica z del punto B sul piano orizzontale di riferimento e del rapporto p/γ (che ha anch’esso le dimensioni fisiche di una lunghezza) tra la pressione p del liquido nel punto B e il peso dell’unità di volume γ. L’altezza z e il rapporto p/γ rappresentano anche rispettivamente l’energia di posizione e l’energia dovuta alla pressione dell’unità di peso del liquido a un dato istante nel punto B. Se la corrente è in moto permanente, il c. piezometrico è in ogni punto indipendente dal tempo. Il c. piezometrico in un punto di una tubazione piena e percorsa da un liquido si può misurare innestando nella parete della tubazione, nella sezione prescelta, un tubicino verticale aperto all’estremità superiore, nel quale il liquido sale a un’altezza pari appunto al c. piezometrico.
C. totale o effettivo (o trinomio di Bernoulli) In B è la somma del c. piezometrico e dell’altezza cinetica o di arresto v2/2g corrispondente al punto considerato (v è la velocità del liquido in B). Per un liquido perfetto in moto permanente, il c. totale è costante lungo ogni linea di corrente (teorema di Bernoulli). Per i liquidi reali invece il c. totale va sempre diminuendo lungo ogni linea di corrente: si hanno cioè perdite di c., sia distribuite sia localizzate, dovute a molteplici ragioni di dissipazione di energia (viscosità e attrito lungo le pareti del condotto, brusche variazioni di sezione o di direzione ecc.). In condizioni di quiete macroscopica si definisce c. idrostatico in B la profondità del punto B sotto il pelo libero. Esso coincide in valore assoluto con il primo termine, z, del trinomio di Bernoulli, quando si assuma come piano orizzontale di riferimento il pelo libero.
Prova di c. Prova clinica intesa a stabilire la capacità funzionale di un organo, effettuata sottoponendo a sforzo la relativa funzione specifica. Così si saggia la funzione del rene mediante la prova di c. con acqua, la funzione del pancreas insulare mediante la prova di c. con zucchero (glucosio), la funzione del fegato mediante le prove di c. con galattosio o con gli amminoacidi ecc.
Nelle costruzioni aeronautiche, il c. alare è il rapporto tra il peso di un velivolo e la superficie in pianta dell’ala; il c. d’apertura, o superficiale, è il rapporto fra portanza e superficie dell’ala, o di altro elemento portante; il c. di contingenza è il massimo c. cui si prevede venga sottoposto un aeromobile in volo da parte delle forze aerodinamiche; il c. di robustezza è il c. di prova che determina la massima sollecitazione cui deve resistere un aeromobile, o una sua parte, senza rompersi; è il prodotto del c. di contingenza per il coefficiente di sicurezza; il c. di potenza è il rapporto tra il peso totale dell’aeromobile e la potenza dei motori; il c. di spinta è il rapporto tra il peso totale dell’aeromobile e la spinta dei reattori; il c. utile è la differenza fra la massa totale di un aeromobile equipaggiato per il volo e quella di costruzione; coincide generalmente con il c. disponibile, costituito nei velivoli militari dalle scorte di combustibile e di lubrificante e dall’armamento; nei velivoli civili, oltre che dalle scorte e dall’equipaggio, dal c. pagante, cioè dal c. da cui si può trarre un utile economico.
In marina, il c. è l’insieme di ciò che una nave può imbarcare, cioè la differenza tra il suo dislocamento a vuoto e quello alla sua massima immersione, e che può arrivare al 70-80% del dislocamento massimo (portata lorda). In particolare, il complesso delle merci, cioè la massa utile, che una nave mercantile imbarca e che varia a seconda della lunghezza del viaggio. Si dice c. generale, quello costituito da varie partite di merci destinate a porti diversi; c. alla rinfusa, quello di merci non contenute in recipienti, ma gettate in massa nelle stive (carbone, cereali, materiali incoerenti ecc.); c. secco e liquido, rispettivamente quello di merci solide o di petrolio, acqua dolce ecc.