di Irene Giannì
Teofilato, Cesare Alfredo
Pedagogo, storico e attivista politico italiano (Francavilla Fontana 1881 – ivi 1961). Nato a Francavilla Fontana, oggi in provincia di Brindisi, ma allora parte della Terra d'Otranto e dunque in provincia di Lecce, da Tommaso, medico, e da Luisa Marzo, di origine gallipolina e nipote per parte materna del senatore del Regno d'Italia Bonaventura Mazzarella, è l’ultimo di sette figli e frequenta il ginnasio nella vicina Ostuni. La morte del padre, avvenuta nel 1895, poi seguita un anno dopo da quella della madre, è causa di un forte disagio economico. Nel 1898 T. si trasferisce a Napoli presso il fratello maggiore Giuseppe, suo tutore, per studiare lettere all'Università. La morte del fratello, ormai prossimo alla laurea in Medicina, lo costringe al rientro a Francavilla, dove gli viene richiesto di assolvere agli obblighi di leva fino al 1904. Intanto, sul «Corriere vesuviano» e «L'Alba» di Napoli vengono pubblicati alcune prime poesie ed alcuni articoli che T. compone come corrispondente dell'«Avanti» e della rivista satirica «L'asino». Questi sono gli anni della sua prima formazione che, da un lato, riflette l'entusiasmo positivistico di fine secolo, e, dall'altro, le ansie di un rinnovamento sociale e nello stesso tempo culturale e spirituale, declinato secondo i canoni dell'interpretazione anarchica. Al positivismo, nella doppia matrice sociale ed evoluzionistica, viene riconosciuto il merito di aver favorito la formazione dell'Italia come Stato laico e nel contempo, supportando l'affermazione dell'organizzazione tecnico-industriale della scienza (fondandola sulla garanzia della sua stessa infallibilità), di averne riscoperto l'autentica valenza religiosa. All'anarchismo, in una doppia matrice individualistica e collettivistica, si ricollegano le istanze di un rinnovamento sociale e politico, strettamente connesso alle lotte per l'unità nazionale. Fin dal 1865, del resto, è percepibile a Napoli, già sede di passati esperimenti rivoluzionari, l'eco della predicazione bakuniana, nutrita da un lato dall'estremo disagio della condizione delle classi subalterne e delle plebi contadine nell'ex Regno borbonico, dall'altro dal dibattito sviluppatosi a partire dall'inedita esperienza della Comune parigina e dalla scomparsa di Mazzini: la scelta per l'ala marxista della I Internazionale trova nel Mezzogiorno italiano il terreno ideale per un'opzione teorica in senso collettivistico che alimenta l'attesa per una palingenetica rivolta delle plebi e prende le distanze dal corso moderato assunto dalla politica italiana dopo il 1860. Ne sono portavoce, fra gli altri, intellettuali come C. Cafiero, E. Malatesta, F.S. Merlino, che connotano il nascente movimento in senso utopistico: la questione sociale diviene il punto centrale attorno a cui ruotano le istanze del radicalismo, del socialismo evoluzionistico e del repubblicanesimo più intransigente, veicolate in massima parte da un sindacalismo rivoluzionario che ha come obbiettivo la ricostruzione delle organizzazioni bracciantili, sollecitando l'interesse e l'impegno politico delle classi subalterne. Agli appelli per un rinnovamento culturale e sociale si aggiunge inoltre il richiamo a un rinnovamento religioso, avente come presupposto il carattere mondano e immanente dell'azione spirituale: un tale richiamo trova eco proprio nei contributi intellettuali e pratici della minoranza protestante che in Italia prese parte alla lotta risorgimentale e che ebbe in B. Mazzarella uno dei suoi principali protagonisti. Più volte T. ha sottolineato l'importanza, per la sua formazione personale e intellettuale, dello studio degli scritti dello zio.
Gli anni compresi fra il 1906 e il 1910 sono quelli in cui T. si dedica intensamente all'insegnamento, dapprima nelle scuole serali del proprio paese, quindi nei corsi diurni elementari dei paesi limitrofi, e contemporaneamente amplia e approfondisce la sua attività pubblicistica. Mentre a scuola l'insegnante è impegnato sperimentalmente nella dimostrazione pratica dell'evento atmosferico della pioggia, il pubblicista, sul «Libertario» o sul «Corriere delle Puglie», insiste sulla necessità di una formazione laica e scientifica che, da una prima affermazione della libertà dell'uomo dall'oppressione, dalla subordinazione, si muta in una radicale lotta per la libertà dell'uomo di esprimere le proprie opinioni, il proprio credo, le proprie idee, di eleggere i propri rappresentanti: in altre parole, dalla sollecitudine per la lotta per la libertà al primato della questione sociale, da Mazzini a C. Cafiero e A. Costa, dalle correnti riformiste a quelle socialiste anarchiche e rivoluzionarie. Nel Mezzogiorno d'Italia, accanto alle associazioni di mutuo soccorso, infatti, si era sviluppato un movimento rivoluzionario che ebbe una notevole influenza sulle masse rurali alimentando la loro sete di riscatto e perseguendo l'idea di un progressivo miglioramento delle condizioni materiali e sociali di vita, attraverso il richiamo alla necessità di una rieducazione e ricostruzione psicologica dell'uomo, al di là e al di fuori dell'ingerenza dello Stato e del potere pubblico. Delle tre forme, infatti, di organizzazione e affermazione dell'idea anarchica, cioè l'educazione, la ribellione e la rivoluzione, T. condivide senza dubbio la prima: l'intera pedagogia libertaria si fonda sulla costruzione di una scuola libera da vincoli repressivi e tale da creare un uomo senza inibizioni, operante al di fuori degli schemi coercitivi imposti dalla società. L'anarchia, dunque, come rivoluzione del pensiero. Sicché, mentre sviluppa la sua attività pubblicistica di ordine pedagogico («La Puglia Scolastica», «La Scuola laica», «Corriere scolastico»), anarchico e anticlericale («il Libertario», «L'ape francavillese», «Humanitas», «Corriere delle Puglie») T. dà vita al suo personale progetto della rivista «La Scuola Libera», pubblicata dall’ottobre del 1913 al maggio del 1914. Introducendo il primo numero della rivista, T. sostiene l’ideale di una «fede magnifica, disinteressata, nella più ampia libertà delle genti umane […] la cui origine è nel moto della storia, nella ricerca delle scienze, negli imprescindibili bisogni della umana natura».
La pubblicazione viene tenuta a battesimo, da un lato, dal filosofo positivista R. Ardigò, che vi pubblica alcuni suoi contributi, e, dall’altro lato, dall’anarchico russo P. Kroptkine, che è citato continuamente, dal primo all’ultimo numero. Il programma esplicita l’impegno «nel nome dell’ordine nuovo, fondato sulla uguaglianza, nella reciproca solidarietà, nei liberi patti sempre revocabili tra i popoli» e, afferma T., «sentiamo alle nostre calcagna una turba di uomini feroci che urlando ci addita, come sovvertitori della società, alle ire e alle vendette dell’ordine costituito». Dichiaratosi seguace del razionalismo pedagogico e del positivismo scientifico, T. crede nella scuola e alla sua grande opera educativa in vista delle «supreme finalità» della nuova vita sociale. Rivolta? Il «No!» di T. non può essere più netto: «la rivolta non ragiona, la rivolta è l’epilessia delle folle. Noi vogliamo, noi cerchiamo la rivoluzione del pensiero, che solo ci può dare la scuola libera, non aggiogata al carro della Chiesa e dello Stato. Noi siamo rivoluzionari nell’educazione, senza della quale non esiste garanzia di libertà».
Dopo la prima guerra mondiale, T. si rende conto che non è più sufficiente che l’individuo non sia ostacolato nel suo progresso culturale, spirituale e sociale, bensì diviene necessario che gli siano forniti anche gli strumenti per realizzare i suoi ideali e vivere dignitosamente. Agli inizi degli anni Trenta, poi, viene pubblicata a Parigi, in clandestinità, l’opera di C. Rosselli Socialismo liberale, che risulterà di importanza fondamentale per molti intellettuali meridionali. Infatti, il passaggio al socialismo di molti intellettuali che al Sud rappresentavano dei punti di riferimento e aggregazione poneva in luce esplicitamente la contraddizione fra il carattere riformista di gran parte della politica italiana e la persistente tradizione ribellista o, meglio, anarco-insurrezionalista. Del resto, il noto intreccio fra mazzinianesimo, socialismo e massoneria si spiega nel Meridione più che in chiave positivistica ed evoluzionistica, proprio in chiave anti-autoritaria e insurrezionale: il mazzinianesimo viene interpretato in senso sociale, come diretto richiamo alla tradizione giacobina, quale diretto appello al popolo delle campagne in vista di una soluzione nazionale della questione meridionale, nell'ambito della riflessione e della discussione intorno alla costruzione del sorgente Stato unitario italiano. Ed è proprio a partire dalle questioni irrisolte delle ultime battaglie risorgimentali, connesse alle diverse fasi della costruzione dello Stato nazionale, che si sviluppa il meridionalismo di G. Salvemini e quindi, sulla base di questa elaborazione teorica, la successiva proposta Liberal-socialista.
Coerente fino all’estremo con quanto scritto e sostenuto dalle pagine della «Scuola libera», ispirandosi alla lezione culturale e pedagogica di F. Ferrer, nonché alla vicenda storica e filosofica del conterraneo filosofo libertino G.C. Vanini (le cui sorti e il cui pensiero aveva da poco raccolto in un libello pubblicato in occasione del terzo centenario del martire del libero pensiero), T. rifiuta la Riforma della scuola gentiliana, opponendovi fin da subito una strenua resistenza, palesatasi in pubblico nella relazione tenuta a Lecce in occasione del Primo Congresso Pugliese del Libero Pensiero il 25 novembre 1923, intitolata «Difendiamo la scuola!». Allontanamento dall'insegnamento, persecuzioni e carcere sono la reazione del regime, che lo costringe in prigione a Lecce dalla notte tra il 29 e il 30 novembre 1926 fino al 9 settembre 1927. Scontata la reclusione carceraria T. è costretto all’obbligo di dimora sotto sorveglianza speciale, nel suo villino di campagna sulla strada che da Francavilla Fontana porta a Ceglie Messapica. Dal suo eremo si allontana poco, soprattutto a causa delle scarse disponibilità economiche, ed eccezionalmente, per esempio in occasione di qualche congresso di studi archeologici e numismatici, perché censurato come intellettuale antifascista, T. vive come archeologo e storico locale. Fedele all'idea per cui non si può essere membri della nobile comunità umana se di essa si ignorano le radici millenarie, dalla metà degli anni Venti arricchisce i suoi interessi e i suoi studi dei risultati di scavi e ricerche archeologiche, che portano in luce la particolare natura geologica del territorio della Terra d'Otranto in generale e della città natale in particolare. Ma oltre agli scritti sulle specchie carsiche e sui siti rupestri, non mancano le pubblicazioni su scrittori e artisti locali e no, che coadiuvano ed affiancano gli studi e le ricerche dell'amico e meridionalista Tommaso Fiore, al quale T. confida anche per via epistolare la sofferenza e i disagi di una dignitosa povertà. Di notevole interesse è in questa fase la sua collaborazione, fra le altre, alle riviste romane «Conscientia», «Il Testimonio», «Pensiero e Volontà», alla barese «La buona parola» e alla milanese «Theatralia», della quale è anche redattore per la Puglia: qui trovano spazio l’espressione del rifiuto per il modello pedagogico autoritario e patriarcale, e l’impegno in favore di una soggettività individuale formata alle humanae litterae, ovvero a quella capacità e responsabilità tutte umane che dovrebbero impegnare l’uomo nel mondo per una vita libera dalle catene della subordinazione e della pastoie dell’ignoranza. Altre due raccolte di poesie vengono inoltre pubblicate nella seconda metà degli Trenta («Sonetti dell'Eremo», «Acer Spiritus»).
Fra il 1941 e il 1942 T. presta servizio militare presso il Comando Periferico della Marina di Brindisi, ma dal 13 giugno al 28 luglio 1943 è nuovamente tradotto in carcere a Bari assieme ad altri noti antifascisti come G. De Ruggerio, T. Codignola, G. Calogero, T. Fiore, G. Di Vagno, F. Laterza, A. Lucarelli. Liberato il 28 luglio 1943, come annunziato dal «Giornale d’Italia», nel generale entusiasmo di rinnovamento politico e sociale, T. s’impegna per la sua città, scontrandosi con una classe politica ancora collusa con il fascismo e protetta dai grandi latifondisti locali. Il 29 novembre 1943, ricevuta in maniera significativa direttamente dalle mani di F. Assennato la tessera del Partito Socialista, comincia a organizzare il partito nella sua città e viene nominato presidente del Fronte Nazionale d’Azione e del locale Comitato di Liberazione Nazionale. Alla fine del settembre 1944 diviene prima commissario, poi sindaco di Francavilla Fontana, carica che ricopre dal dicembre 1944 all’ottobre 1946, quando, in seguito alle vergognose vicende legate all’omicidio dei fratelli Chionna, le elezioni comunali premiano la lista dell’Uomo Qualunque e il PSIUP non riesce a portare alla vittoria il suo candidato T. per la Costituente. È questa una fase intensamente costruttiva sia da un punto di vista umano (seconde nozze e successiva nascita dei suoi tre figli) che intellettuale (adesione al movimento liberal-socialista e nuova riflessione sulle teorie marxiste): particolarmente interessante è la sua attività pubblicistica sulla «La Provincia di Lecce» e «Il Tribuno salentino», esplicitamente rivolta a un personale ripensamento del rapporto fra liberalsocialismo, pensiero repubblicano e socialismo di Stato. Convinto sostenitore dell'idea per cui la stessa opera di Pisacane costituisca l'incunabolo della dottrina socialista in Italia, connotata in senso libertario, anarchico e ateo, T. sostiene occorra svecchiare il socialismo «del crudo marxismo ormai superato» e del «crudo comunismo dittatoriale»: bisogna che il socialismo abbia una sola anima, quella della libertà, e un solo corpo, quello della giustizia.
Nominato reggente direttore della Biblioteca Consorziale (poi Nazionale) «Sagarriga-Visconti Volpi» di Bari nel 1948, a T. viene riconosciuta la qualifica di perseguitato politico antifascista nel 1950 e finalmente è collocato a riposo come maestro con diritto alla pensione. Negli anni successivi prosegue i suoi studi pedagogici e storico-archeologici, collaborando con «La Gazzetta del Mezzogiorno», «La Voce del Sud», «Studi salentini», «La Zagaglia». Pubblica nel 1956 la raccolta poetica delle «Strofe intime». Nel 1961 muore a Francavilla Fontana nella casa dove era nato.
Fonti e bibliografia essenziale
Scritti di T.: La Scuola Libera, Rassegna mensile di Coltura popolare e di Educazione Razionale, diretta da Cesare Teofilato, Francavilla F. 10 ott 1913 - aprile-maggio 1914, 7 voll.; Giulio Cesare Vanini nel III Centenario del suo Martirio, Milano 1921, Tip. Ed. La Stampa d'Avanguardia; Sonetti dell'Eremo, Ed. Rudia, Francavilla Fontana 1938; Acer Spiritus, Ed. Rudia, Francavilla Fontana 1939; Su la Stazione Neolitica distrutta in Francavilla Fontana, da Atti del II Congresso Storico Pugliese e del Convegno Internazionale di Studi Salentini, Terra d'Otranto 25-31 ott. 1952; Gaideri Protospatario Bizantino e la probabile Officina Monetaria di Oria, Società Pugliese di Storia Patria, Oria 16 mag 1955; Strofe intime, Ed. Tip. A. Marrazzi, Oria 1956.