Il modo in cui un sistema (anche vivente) è strutturato al fine del corretto espletamento delle sue funzioni o associazione di persone e istituzioni volte a un fine comune.
Enti creati dagli Stati tramite accordi internazionali e dotati di un apparato istituzionale permanente al fine di realizzare scopi comuni attraverso lo svolgimento di attività unitarie. In base alla definizione contenuta nell’art. 2 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati del 1969, l’espressione organizzazione internazionale denota «un’organizzazione tra governi», a prescindere dalla sua denominazione.
Dal punto di vista giuridico, le organizzazione internazionali presentano alcuni elementi comuni. Anzitutto, il fondamento giuridico riposa su un accordo internazionale concluso tra Stati (più raramente, tra i membri figurano le organizzazioni internazionali, come nel caso della Comunità europea, ammessa alla FAO nel 1991 e membro originario dell’Organizzazione mondiale del commercio dal 1995). I trattati istitutivi delle organizzazioni internazionali presentano caratteri diversi rispetto agli altri accordi internazionali, in quanto danno vita a strutture istituzionali permanenti e autonome, dotate di una soggettività internazionale distinta da quella degli Stati membri (parere della Corte internazionale di giustizia dell’8 luglio 1996 sulla «Liceità dell’uso delle armi nucleari da parte di uno Stato in un conflitto armato»). In secondo luogo, l’attività unitaria posta in essere dagli organi collettivi una volta costituito l’ente deve essere disciplinata da norme di diritto internazionale e non da norme di diritto interno di uno degli Stati membri. Le moderne organizzazioni internazionali si caratterizzano, inoltre, per la presenza di un ordinamento stabile e permanente, attraverso il quale sono espletate le attività volte a realizzare i fini comuni agli Stati consociati.
La struttura istituzionale tipica delle organizzazioni internazionali è tripartita, prevedendo: un organo collegiale plenario, in cui sono rappresentati tutti gli Stati membri; un organo a composizione ristretta, con funzioni esecutive; un organo complesso, il segretariato, che rappresenta l’apparato amministrativo e al cui vertice si colloca un organo individuale (direttore o segretario). Le organizzazioni internazionali acquistano la personalità internazionale quando diventano destinatarie di norme internazionali (consuetudinarie e pattizie) attraverso la loro effettiva partecipazione al commercio giuridico internazionale, in posizione di parità con gli altri soggetti. Si tratta di una soggettività di carattere ‘funzionale’ in quanto, a differenza degli Stati, le organizzazioni internazionali non godono di competenze generali ma sono dotate di competenze d’attribuzione stabilite nel trattato istitutivo (cosiddetto principio di specialità). Tra le manifestazioni più evidenti della soggettività internazionale delle organizzazioni internazionali figura la conclusione di accordi, il cui regime giuridico è codificato nella Convenzione di Vienna del 1986 sul diritto dei trattati tra Stati e organizzazioni internazionali e fra organizzazioni internazionali.
Il fenomeno delle organizzazioni internazionali ha origine nella seconda metà del 19° sec., con l’istituzione delle cosiddette Unioni amministrative internazionali e, dopo la Conferenza di Washington del 1889-90, con la costituzione della prima organizzazione internazionale a carattere regionale, l’Unione internazionale delle Repubbliche americane. Dopo l’esperienza della Società delle Nazioni e dell’OIL, create dai Trattati di pace di Versailles del 1919, il fenomeno delle organizzazioni internazionali si è sviluppato a partire dal secondo conflitto mondiale. Tra il 1942 e il 1945, le potenze alleate convocarono numerose conferenze internazionali allo scopo di creare nuove organizzazioni internazionali, successivamente divenute istituti specializzati dell’ONU. Tra queste, la FAO (Conferenza di Hot Springs del 1943), la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale (Conferenza monetaria e finanziaria di Bretton Woods del 1944), l’ICAO (Conferenza di Chicago del 1944), e l’UNESCO (Conferenza di Londra del 1945). Il 26 giugno 1945, la Conferenza di San Francisco adottò lo Statuto delle Nazioni Unite. Il sistema delle Nazioni Unite, di cui fanno parte oggi 15 istituti specializzati, identifica le organizzazioni internazionali a carattere universale.
La diffusione delle organizzazioni in esame è venuta crescendo nel tempo, tanto che oggi si contano circa 300 organizzazioni internazionali, la maggior parte delle quali ha carattere regionale o sub-regionale.
Processo di predisposizione di risorse (umane, fisiche, informative) in una conformazione strutturata, al fine di portare avanti piani e realizzare gli obiettivi dell’impresa. L’organizzazione è, dopo la pianificazione, la seconda principale funzione gestionale o compito del management. Se la pianificazione può considerarsi come il processo di determinazione delle finalità (➔ obiettivo), l’organizzazione è il processo di selezione e strutturazione dei mezzi con i quali tali obiettivi vengono realizzati. Il processo di organizzazione si attua con la creazione di una struttura organizzativa, caratterizzata da obiettivi espliciti, un sistema elaborato di regole, una struttura formale, linee di comunicazione e di autorità ben definite; mentre la struttura organizzativa indica i diversi fattori che influenzano le decisioni e stabilisce le relazioni che li legano fra di loro, la progettazione organizzativa deve assicurarsi che vi sia congruenza interna tra questi fattori e congruenza esterna con l’ambiente.
Un modo generalmente usato per l’analisi delle organizzazioni è quello di considerarle dal punto di vista delle loro parti componenti: i compiti (che si determinano definendo ciò che viene prodotto e come esso viene prodotto); la struttura organizzativa (dipartimentalizzazione, grado di differenziazione, gerarchia di comando e configurazione dei rapporti di autorità); le persone (dall’operaio all’alta dirigenza con le relative caratteristiche, quali motivazione, capacità, livello di sindacalizzazione, facilità di reclutamento ecc.); le informazioni (rapporti, controlli delle scorte, controlli di qualità ecc.); l’ambiente esterno. Le organizzazioni meccanicistiche, generalmente più efficaci in ambienti statici, sono caratterizzate da strutture rigide e altamente centralizzate, regole formalizzate e direttive; la conoscenza complessiva dell’azienda è in mano solo ai vertici, le operazioni sono governate dalle direttive dei superiori. Le organizzazioni organiche, in genere più efficaci in ambienti dinamici, sono strutturalmente più fluide e flessibili, decentrate, con bassi livelli di formalizzazione, un’autorità basata più sulle capacità che non sulla posizione gerarchica, un collegamento diretto tra compiti individuali e finalità complessive, canali di interazione e comunicazione non solo verticali ma anche orizzontali. Le organizzazioni gerarchiche, le più semplici e antiche, sono caratterizzate da una rigida divisione delle responsabilità, con linee di trasmissione dell’autorità verticali e facilmente delineabili, unità allo stesso livello gerarchico tra loro indipendenti e responsabili del loro operato solo nei riguardi del diretto superiore, facilità nella trasmissione dei dati per la brevità della linea di comunicazione, facilità nel mantenimento della disciplina e del controllo, ripetitività della struttura con esigenze comuni di attività burocratica. Una variante sono le organizzazioni gerarchico-consultive in cui, accanto a una linea di autorità principale per lo svolgimento delle operazioni connesse con le funzioni organiche dell’impresa (produzione, vendita, finanza ecc.), vi sono linee secondarie relative a funzioni specializzate (programmazione, controllo ecc.), che operano senza l’attribuzione formale di una particolare autorità. Nelle organizzazioni a matrice gli specialisti di diverse aree vengono messi insieme a lavorare su progetti specifici e rispondono sia al capo gerarchico sia al capo funziona;le; tale tipo di organizzazione, utilizzata spesso parallelamente a una struttura organizzativa di staff-line, è essenziale in presenza di forti influenze reciproche (per es., mercati/tecnologie), di incertezze che generano rilevanti richieste di acquisizione ed elaborazione dati, di pesanti vincoli finanziari o di personale. La struttura a matrice è costruita in genere intorno a progetti o problemi specifici, per i quali viene costituito un gruppo (team) con un capo progetto (dotato dell’autorità per gestire le risorse richieste dal progetto, raccomandare promozioni e aumenti di stipendio per i membri del gruppo) e componenti assegnati su base temporanea per le loro competenze individuali (che rispondono sia al capo del loro dipartimento di origine sia al capo progetto). Le organizzazioni funzionali sono caratterizzate da una suddivisione dei compiti basata prevalentemente sul principio della specializzazione, con complesse reti di interazione e linee di autorità con rilevanti intersezioni. F.W. Taylor fu il primo a proporre questo tipo di organizzazione, i cui inconvenienti sono legati alla debolezza del controllo disciplinare, alla pluralità di comando che si viene così a instaurare, all’allungamento delle linee di comunicazione con il conseguente ritardo nell’attuazione delle decisioni e aumento di costo.
Un aspetto fondamentale delle organizzazioni riguarda la delega dell’autorità e delle responsabilità da superiore a subordinato. Lo spostamento di decisioni e responsabilità ai livelli più bassi può portare a un aumento degli errori di conduzione e dei relativi costi, ma, dando importanza ai manager intermedi e operativi, incoraggia innovazione e sperimentazione, crea manager intermedi con maggiore esperienza, preparati per successive promozioni. L’autorità confinata ai livelli più alti, lasciando ai subordinati la mera implementazione dei compiti, porta verso organizzazioni centralizzate, con ampiezza di controllo più stretta e piramide aziendale con più livelli.
Le organizzazioni che operano in ambienti incerti con compiti mal definiti (per la vasta gamma di attività, la segmentazione del mercato, l’esistenza di molte attività in parallelo con una potenziale concorrenza tra sottounità e obiettivi contrastanti, la presenza di tecnologie complesse o molto avanzate, la presenza di tecnologie flessibili quali quelle utilizzate per piccoli lotti, l’esistenza di un ambiente complesso e dinamico ecc.) tendono a essere più efficaci se usano una struttura organizzativa flessibile e decentrano le decisioni (eventualmente con la necessità di alti livelli di coordinamento e di comunicazione); le organizzazioni che operano in ambienti prevedibili con compiti ben definiti (quali quelli relativi alla produzione per grandi lotti o di massa) tendono a essere più efficaci con una struttura più rigida e una decisionalità più accentrata.
Consiste nell’assicurare congruenza tra struttura e caratteristiche ambientali, struttura e caratteristiche del compito, struttura e caratteristiche personali. Un ruolo fondamentale nell’organizzazione aziendale è svolto dal Sistema Informativo Aziendale (SIA), insieme integrato di persone, elaboratori, tecnologie di comunicazione, procedure, tecnologie software per l’immagazzinamento e la gestione di dati e informazioni, progettato al fine di fornire in tempi brevi dati e informazioni rilevanti, raccolti da fonti aziendali e non. Esso è progettato per acquisire, conservare, aggiornare ed elaborare dati (statistiche, contabilità, personale, fornitori, clienti, scorte, rapporti, opinioni, previsioni, rilevazioni dello stato del campo ecc.), convertendoli in informazioni rilevanti e puntuali, con l’obiettivo di assistere management e operatori nello svolgimento dei loro compiti di pianificazione, operativi e di controllo.
Il sistema informativo aziendale deve la sua importanza tecnologica e organizzativa in larga misura allo sviluppo delle tecnologie informatiche. Nel 1951, il Bureau of the Census statunitense utilizzò per la prima volta un elaboratore per scopi gestionali. Negli anni 1950, le principali applicazioni al settore gestionale si ebbero in alcune aree amministrative quali quelle delle buste paga e della fatturazione. Tali operazioni (transaction processing applications perché concernenti l’elaborazione di transazioni finanziarie e contabili) erano relativamente facili da strutturare nei linguaggi di programmazione esistenti all’epoca, limitati e di difficile uso, e permettevano un uso fuori linea, l’unico efficace a causa di errori e lentezza di elaborazione. Inoltre, era abbastanza facile giustificarne i costi alla direzione generale sulla base del costo del personale risparmiato. I termini EDP (electronic data processing) e ADP (automatic data processing) venivano frequentemente usati per descrivere ambienti di calcolo aziendali; gli aggettivi elettronico e automatico sono stati progressivamente abbandonati a favore del più semplice DP.
A partire dalla seconda metà degli anni 1960 l’introduzione del disco magnetico, il miglioramento dei linguaggi di programmazione, lo sviluppo dei sistemi operativi, l’avvento di sistemi distribuiti, le minori necessità di operatori dedicati, la crescente abitudine del personale a operare nel nuovo ambiente informatizzato hanno permesso lo sviluppo di supporti informatici più adeguati. È nato allora il già citato sistema informativo aziendale che, fino a tutti gli anni 1970, ha avuto un significato molto restrittivo, limitandosi a indicare tabulati periodici di supporto alle decisioni, sottoprodotti dei sistemi di elaborazione contabile non adeguati agli effettivi bisogni informativi, con uno scarso impatto sulle decisioni aziendali. Il concetto, risalente alla fine degli anni 1960, di sistema informativo totale, suscettibile di rispondere a una vasta gamma di bisogni decisionali e di elaborazione di informazioni, si è scontrato inizialmente con l’inadeguatezza delle tecnologie disponibili e dell’ambiente, con una lunga storia di fallimenti.
Con la nascita e la diffusione del microprocessore, di interfacce utenti di facile utilizzazione e potenti, delle banche dati, dei sistemi di trasmissione dati, di procedure aziendali adeguate al nuovo ambiente informatizzato, sono nati, a partire dalla fine degli anni 1970, sistemi informativi potenti e flessibili, con rilevanti potenzialità grafiche, generalmente specializzati per area di attività. Analisi particolari e rapporti possono venire generati direttamente, con l’aiuto di pacchetti software di uso sempre più facile, nelle stazioni di lavoro periferiche, con capacità di elaborazione locale, distribuite nell’azienda e fuori, senza l’assistenza diretta del personale informatico. Un’integrazione efficace di questi diversi sistemi resta una sfida solo parzialmente vinta.
La rivoluzione delle tecnologie informative agisce sull’organizzazione di un’azienda in diversi modi: cambia l’interazione con l’ambiente (rendendo più brevi i tempi di reazione, modificando le modalità di interazione, alterando le regole della concorrenza, costringendo a continui confronti), cambia la struttura interna (mettendo a disposizione una quantità crescente di informazioni, modificando le modalità di interazione fra gruppi interni, creando sempre più una separazione fra decisioni e luogo di attuazione delle attività), genera nuove opportunità di business (modificando la struttura dei costi, creando nuovi tipi di attività, collegando rapidamente informazioni geograficamente disperse, consentendo un rapido adattamento a situazioni variabili).
In patologia, organizzazione di trombo, il processo di fibrosi cui va incontro un trombo. Ha inizio dalle pareti vasali con travate di connettivo che invadono il trombo sino a sostituirlo del tutto; nel tessuto neoformato sono presenti anche piccoli vasi sanguigni i quali, per confluenza, possono finire per ricanalizzare il vaso.
Il termine organizzazione nella disciplina può assumere due significati distinti. Il primo è costituito dal suo uso, nelle prospettive macrosociologiche, come sinonimo di struttura sociale. A. Comte (1839) definì l’organizzazione sociale come «un accordo generale che dà vita al corpo sociale»; É. Durkheim (1897), la descrisse come il risultato del processo di integrazione sociale dell’individuo e di regolazione dei suoi valori morali. Per C.H. Cooley (1909) non è che l’insieme delle attività e delle conoscenze che l’interazione sociale richiede.
Le teorie funzionaliste videro successivamente nell’organizzazione il principio fondamentale di ogni sistema sociale: tutti i sistemi sociali sono organizzati nel senso che sono strutturalmente differenziati. In seguito, studi specificamente orientati sul fenomeno organizzativo ne hanno dato una definizione generale in termini di «relazioni strutturate di individui e gruppi» (A. Etzioni, Sociology of organization, 1961), che varrà a inaugurare un autonomo settore di ricerche (la sociologia dell’organizzazione) e a elaborare una vera e propria teoria dell’organizzazione. Il secondo caso di uso del termine organizzazione è quello che lo vede, nelle prospettive microsociologiche, come modello di interazioni strumentalmente finalizzate al conseguimento di uno scopo.
L’organizzazione, secondo l’approccio dello scientific management, viene considerata alla stregua di una ‘macchina’ destinata alla produzione di beni e servizi mediante l’utilizzazione razionale di risorse umane e materiali. Parte da questo presupposto la scuola americana di human relations che, con il contributo fondamentale di E. Mayo, arriva a definire una serie di regole per l’attività organizzativa (regola scalare, della dipartimentalizzazione, dello staff-line ecc.).
L’evoluzione di questi studi ha portato all’elaborazione della teoria delle decisioni, secondo la quale occorre considerare che gli individui svolgono all’interno delle organizzazioni attività non meramente meccaniche (di reazione a stimolo), bensì decisionali in senso proprio. La decisione è l’effetto di un processo che permea l’intera struttura organizzativa, consentendole di raggiungere i suoi fini (H.A. Simon, Administrative behavior, 1947).
Un’altra direzione di analisi è quella seguita dalla teoria della contingenza, per cui l’organizzazione si configura come il risultato di una combinazione fra determinanti ambientali (variabili sociali, economiche, politiche ecc.) e determinanti interne alla struttura (grado di flessibilità, modi di controllo, forme di partecipazione ecc.).